Il parere dei pediatri

Il libro, un ottimo compagno di viaggio sin dalla nascita
Andreas Wechsler, pediatra, Lugano

Penso che Nati per leggere sia un’iniziativa tanto brillante quanto provocatoria. La prima domanda che sorge spontanea potrebbe, infatti, essere: “Ma che senso potrà mai avere dare un libro a dei bambini in età prescolare? Non leggono mica!” E invece no, il mondo delle parole scritte, come di quelle dette o sentite, contiene una certa preziosità che abbraccia trasversalmente l’infanzia in tutte le dimensioni evolutive, che l’alimentano e la fanno progredire. Prendiamo per primo lo sviluppo del linguaggio per mettere a fuoco quello più evidente. Un contesto verbale affidabile e riproducibile come quello di un libro che si ascolta ripetutamente ed in modo invariato, rinforza un contesto comunicativo integro e crea delle condizioni perfette per uno sviluppo del linguaggio lineare e coerente. Inoltre l’utilizzo contestuale e contingente di certe parole favorisce il mappaggio idiosincratico, crea cioè delle indelebili corrispondenze tra immagini e azioni attraverso delle parole, che saranno uniche ed affidabili.

Cosa dire, poi, dell’esperienza del piccolo pargolo, che produce dei suoni, che lo proiettano nel mondo della comunicazione verbale. Troppo bello. Certo, inizialmente non si capisce niente, ma con il tempo questi suoni diventano delle imitazioni, poi delle onomatopee e, infine, dei vocalizzi comprensibili a tutti. Abbiamo trovato un codice per capirci e per scambiare informazioni e sensazioni. E un libro con immagini è uno strumento privilegiato per questo tipo di viaggio.

Quale impatto può avere un libro a livello dello sviluppo personale e sociale? Ci sono storie, eventi e fantasie che prendono vita su un pezzo di carta, senza che nessuno faccia nulla di particolare. Basta leggere, guardare una figura e c’è vita, ci sono dei personaggi, delle storie. Poco importa se non sono reali. Sono lì e permettono di viaggiare con la fantasia, perché, come tutti noi sappiamo, è sempre più importante viaggiare che arrivare! Il gioco delle emozioni permette inoltre di praticare la palestra delle emozioni: si vive e si sente di tutto e di più e non si rompe niente. Nel mondo reale non è cambiato nulla e nel frattempo abbiamo vissuto ogni emozione immaginabile.

La sfida principale, per certi versi, è riferita allo sviluppo cognitivo. Se pensiamo che lo sviluppo infantile ha come motore il gioco, allora un libro rappresenta un giocattolo di assoluto privilegio. Un libro può essere toccato (esplorazione manuale), messo in bocca (esplorazione orale), guardato (esplorazione visiva), pertanto abbraccia tutti gli appetiti del gioco a carattere esplorativo. Un libro può anche essere sfogliato, aperto e chiuso e le pagine si possono anche strappare (gioco funzionale). E un bambino fa tutto questo, soprattutto se noi adulti siamo soliti manipolare dei libri o, in generale, la carta scritta. Basta ricordarsi di un piccolo dettaglio: noi siamo dei modelli e se utilizziamo un aspirapolvere e ogni tanto anche dei libri, i nostri cuccioli non resisteranno alla tentazione di interagire con i nostri giocattoli.

Lo sviluppo motorio trae vantaggio anche dalla presenza di un libro. La motricità grossolana è sollecitata dall’interazione macroscopica con un libro, che può essere preso, alzato, lanciato e messo da qualche parte. Magari può essere allineato con quelli che sembrano uguali oppure sparpagliato un po’ ovunque, come farà un bambino prima dei due anni di vita. La motricità fine trova il proprio campo di applicazione nella manipolazione microscopica, quella cioè dell’utilizzo fine di ogni singola pagina, della verifica che ogni pagina è una pagina come tutte le altre, e che ognuna di queste può essere voltata, una per volta.

La questione evolutiva più delicata, infine, è quella dello sviluppo musicale. Chi legge un libro dice delle parole in un certo ordine, usa lo stesso ritmo e la stessa prosodia (la melodia nella lingua). Ci sono, dunque, ritmo, melodia e intonazione: questa è musica. E certe volte cantiamo pure, magari intonando una canzone scritta nel libro. Il libro ci fa cantare e la musica è uno strumento di comunicazione che accende funzioni verbali, sociali, emotive, cognitive e motorie, un vero e proprio capolavoro.

Nati per leggere è, dunque, un’iniziativa che invita a sostenere lo sviluppo dei nostri pargoli toccando tutti i canali dello sviluppo contemporaneamente, nella pienezza di un’esperienza emotiva e collimante.

È proprio una bella idea!